Secondo il sondaggio, nel terzo trimestre 2012 sono proseguite le difficoltà del settore immobiliare, pur con una minore intensità rispetto al quadro molto negativo emerso nel trimestre precedente. Continuano a prevalere indicazioni di flessione delle quotazioni, si indeboliscono i flussi di nuovi incarichi a vendere e anche le aspettative a breve degli operatori rimangono orientate al pessimismo, ma con una certa attenuazione rispetto a quanto riscontrato in primavera, in relazione sia al proprio mercato di riferimento sia a quello nazionale. Per quest’ultimo, inoltre, le prospettive appaiono meno sfavorevoli nell’orizzonte di due anni.
Entrando maggiormente nel dettaglio delle rilevazioni, svolte sulla base di interviste a oltre 1.500 operatori su tutto il territorio nazionale, si nota innanzitutto che la quota di agenti che ha segnalato una diminuzione dei prezzi è rimasta pressoché stabile al 74,8%; la tendenza al ribasso si è accentuata nel Nord Est (79,3%, contro il 72,2 di luglio) e si è attenuata nel Nord Ovest e al Centro.
La quota di agenzie che hanno venduto almeno un immobile è scesa al 55,7 %, con una riduzione del 7% rispetto al trimestre precedente. Il saldo tra risposte di aumento e di diminuzione rispetto al periodo precedente delle giacenze di incarichi a vendere ha continuato a crescere nell’estate, attestandosi al 42,2% (contro il 40,8 di luglio). In merito alle cause prevalenti di cessazione degli incarichi, è rimasta stabile la quota di agenzie che segnalano l’assenza di proposte di acquisto a causa di prezzi percepiti come troppo elevati (circa il 64% del totale), mentre è aumentata quella di operatori che indicano proposte di acquisto a prezzi giudicati troppo bassi dal venditore (al 49,9%).
Nel terzo trimestre il margine di sconto medio dei prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali è risultato invariato rispetto a luglio, al 15,4%, così come il tempo medio di vendita, 8,2 mesi. Infine, la percentuale di acquisti effettuata tramite l’accensione di un mutuo è scesa al 59,6%, dal 64,7 della precedente indagine, per una riduzione, comune a tutte le aree geografiche, ma più accentuata in quelle non urbane.
In ottobre, il saldo percentuale tra giudizi favorevoli e sfavorevoli sulle attese a breve termine, relativamente al mercato di riferimento delle singole agenzie, ha mostrato un recupero, pur rimanendo su valori negativi (-41,6% contro il precedente -53,5%). Il saldo positivo relativo alle attese dei nuovi incarichi a vendere è aumentato a 18,6 punti percentuali, dal 10,2 nella precedente rilevazione, mentre le previsioni sull’andamento dei prezzi nel breve termine sono risultate sostanzialmente invariate sui livelli negativi di luglio: il 70,6% degli operatori si attende una flessione, mentre è trascurabile la quota di coloro che ne prefigurano un incremento.
Inoltre, è aumentata la percentuale delle agenzie che ravvisa nei provvedimenti di tassazione della proprietà immobiliare un’ulteriore causa di debolezza della compravendite (78%, dal 75,6%) e dei prezzi (all’81% per cento dal 77%), mentre si è i ridotta quella di coloro che vi riscontrano uno stimolo agli incarichi a vendere (al 60,4%, dal 63), ed è aumentata la quota di operatori secondo cui l’inasprimento fiscale avrebbe contribuito ad accrescere il numero delle locazioni e degli incarichi a locare (al 56,1% dal 51,4 di luglio).
Le attese a breve sul mercato nazionale, infine, hanno mostrato un recupero. Il saldo percentuale fra attese di miglioramento e di peggioramento nel trimestre corrente si è portato a -53,7 punti (-62,2 in luglio), con una attenuazione più apprezzabile al Centro e nelle aree urbane. Ma il quadro appare meno sfavorevole sugli orizzonti più distanti (prossimi due anni): il saldo negativo tra le attese di miglioramento e di peggioramento si è quasi dimezzato rispetto all’inchiesta precedente, attestandosi a -11,4 punti percentuali (era -22).